Rimella è una ridente vallata, anche se aspra e talvolta ancora selvaggia, con le sue diciassette frazioni appiccicate su pendii impossibili su uno dei quali insiste  una grande basilica definita “cattedrale delle Alpi”, e disposta come in un presepe. L’occhio spazia infatti su una vasta gamma di prati vertiginosi, di castelli rocciosi a picco sulla valle e cerca, per lo più invano, qualche ripiano.

Dai sentieri alti è come se valli e vallette secondarie sprofondassero, così che dai crinali si ha la sensazione come di volar giù per i declivi. Particolarmente panoramico per chi si affaccia alla valle interna di San Gottardo dalla Bocchetta di Campello, il paesaggio dà l’impressione di entrare in un nuovo mondo, diverso dall’attuale perché antico e congeniale alla meditazione, all’elevazione dello spirito ed alla ricerca delle cose belle.

Rimella esercita un fascino particolare sui visitatori: è un Comune inserito in una valle minore della Valsesia, che gravita intorno al Monte Rosa: è fra i più antichi villaggi dei Walser, d’origine tedesca venuti dal Vallese a colonizzare le testate delle valli piemontesi a partire dal 1200, come pionieri attrezzati alla vita in alta montagna; da decenni si studiano le caratteristiche e la storia di queste popolazioni e sempre il ricercatore si trova di fronte a nuovi problemi ed arriva a nuove scoperte.

In particolare un professore di Berna, Marco Bauen, venuto negli anni Sessanta a studiare il linguaggio di Rimella   (chiamato Ticciu nella parlata locale), ne ha scoperto il valore. Questa scoperta ha dato lo spunto al Centro Studi Walser di Rimella (C. S. W. R )che da anni si occupa di salvare i valori culturali e linguistici del paese. Fortemente degradata oggi per lo spopolamento dovuto alle asprezze, alla povertà dei luoghi, e d’altro canto alla imprevidenza e alla mancanza di un sostegno socio–politico, per le recenti leggi sulla protezione delle minoranze  etnico-linguistiche, Rimella, che sembrava sulla via di non ritorno, manifesta una nuova vitalità: sta riacquistando l’orgoglio della propria origine ed identità, ed accoglie con cordialità chi dall’Italia o dall’estero viene a portare un contributo significativo ricostruendo le case abbandonate e sostenendone civiltà e cultura, gratificando così chi è rimasto ancora sulla breccia. Come sempre anche in questi momenti sono sopratutto le donne Walser che tenacemente mantengono il tessuto materiale e morale del paese, così come, coltivando la pastorizia, salvano il territorio dal degrado.

Si è ricostituita recentemente la Pro Loco, e si spera che dalla collaborazione tra Pro Loco, Comune e C. S. W. nascano nuove iniziative atte a mantenere il carattere dei luoghi e della gente ed a produrre innovazioni che portino alla rinascita ed allo sviluppo del paese.

Da tredici anni il C. S. W. R.  pubblica con il contributo della Regione una rivista annuale (Remmalju) assai apprezzata per i suoi contenuti storici, linguistici, letterari, fotografici. Attualmente è in preparazione, con la collaborazione di validi esperti, una “Storia di Rimella” che sarà in libreria probabilmente nel 2003. Nel frattempo il Centro ha pubblicato il dizionario dall’Italiano al Ticciu ad opera del prof. Dino Vasina che, insieme alla signora Piera Rinoldi, è il miglior conoscitore della lingua; in preparazione anche il dizionario dal Ticciu all’Italiano oltre ad un lavoro sulla toponomastica locale.

Molte tesi universitarie hanno scelto come oggetto lingua, costume e aspetti sociali di Rimella, e diverse facoltà germanistiche in Italia  si stanno occupando della lingua. Di essa abbiamo registrazioni fatte dal citato prof. Bauen già negli anni Sessanta, e del tutto recentemente la prof. Silvia dal Negro ha realizzato un “ archivio sonoro” facendo registrare da operatori locali la lingua come è oggi a Rimella.

Citiamo inoltre un volumetto “Per una storia di Rimella”, sintesi delle notizie sin qui acquisite su Rimella.

E’ certo che un paese che ha conservato per così tanti secoli la sua lingua unicamente per via orale, che ha espresso numerose personalità d’eccezione, ha lottato duramente contro le avversità della natura, e offre ancora materia di studio, merita tutta l’attenzione e la simpatia di chi vi si avventura.

I precedenti lavori del prof. Sibilla, insieme con l’opera del prof. Bauen tradotta nel 1999 in italiano dal dott. Eugenio Vasina del C. S. W. , ha permesso ai locali che non conoscono il tedesco attuale  di conoscere le proprie radici e ha dato impulso al salvataggio del Ticciu, che speriamo di ottenere nonostante le pesanti difficoltà.

Sempre ad opera del C. S. W. è in allestimento un archivio dove trovare tutto ciò che è stato scritto su Rimella.

Un Comune che non ha mai superato i 2000 abitanti ed è attualmente ai  minimi storici si permette di avere un museo, uno dei primi fra le Alpi, le cui caratteristiche lasciamo che le scopra il viandante, quello che percorre la G.T.A. (grande traversata delle Alpi) o viene a ristorarsi dalla calura estiva della pianura e dalla monotonia della città.

Dei molti itinerari che Rimella presenta alcuni in particolare sono molto panoramici atti ad una ricognizione geologica assai interessante poiché di qui passava la linea insubrica.

Tale è sopratutto il percorso che passando da Fobello e Cervatto arriva al monte Tracciora di Cervatto, da cui si dominano i monti di Rimella e quelli della Val Grande valsesiana. Segua il monte Capio con vista sui laghi d’Orta e Maggiore, sulle città della pianura, sul Monte Rosa, sui monti ossolani e svizzeri e sulla Valgrande ossolana. Il monte più alto è il Capezzone Orientale (mt. 2421) da cui si gode la vista sul Monte Rosa e sui più alti monti ossolani e svizzeri.

Rimella possiede anche un parco, e chi ama una natura incontaminata qui la trova, con possibilità di scoperte naturalistiche.

Infine oltre a ciò che eleva lo spirito possiamo ritrovare qui nell’albergo locale il gusto dei sapori semplici, ma anche sofisticati per chi lo desidera, molta cordialità e un servizio di prim’ordine.

Insomma: Rimella? Un microcosmo!

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